I cinque gol più belli del precampionato

14 agosto 2013

1. Andrea Lazzari (Udinese –  Siroki Brijeg 4-0)

2. Cristiano Ronaldo (Real Madrid – Chelsea 3-1)

3. Ever Banega (Valencia – Inter 4-0)

4. Nigel De Jong (Valencia – Milan 1-2)

5. David Villa (Las Palmas – Atletico Madrid 0-2)


Serie A, promossi e bocciati

23 Maggio 2013

PROMOSSI

JUVENTUS: È come se la carica agonistica di Conte avesse spazzato via una retrocessione in B, le mille delusioni, due settimi posti, tutte le scorie di Calciopoli. La Juve è tornata la corazzata dell’era Lippi e poi Capello. Campionato stradominato, disputato senza avversari. Da far paura(aaa).

UDINESE: Se vieni buttato fuori alle soglie del Paradiso per colpa di un “cucchiaio”, fai fatica a rialzarti. E la Sampdoria ne sa qualcosa. Invece l’Udinese, messe da parte le difficoltà iniziali, sarà ancora in Europa l’anno prossimo. Con un finale di stagione da otto (diconsi otto) vittorie di fila.

CATANIA: Quando ci accorgeremo degli “Special One” di casa nostra, sarà sempre troppo tardi. Forse Rolando Maran non avrà l’appeal di un Guardiola o la dialettica di un Mourinho, ma guardate dove ha portato il Catania. E senza episodi a sfavore, sull’Etna festeggerebbero altri traguardi.

BOCCIATI

INTER: A Stramaccioni, dopo le 16 sconfitte stagionali, gli è salita la febbre. E come non compatirlo, dopo una delle annate più disastrose della storia nerazzurra. Al netto di infortuni e congiunture astrali sfavorevoli, la gestione di Strama è stata pazzia. E l’inno non c’entra granché.

PALERMO: Sannino, Gasperini, Malesani, Gasperini, Sannino. Nella Roma del 69 d. C., l’anno dei quattro imperatori, c’era meno confusione. Zamparini fa e disfa come Penelope, atteggiamento sconsigliabile se hai a che fare con una squadra di calcio. Una retrocessione già scritta.

ROMA: C’è stato di peggio dei giallorossi, d’accordo, ma se stecchi il progetto per il secondo anno di fila qualche domanda devi iniziare a fartela. L’effetto Zeman è durato poco, fin troppo: tra partite perse in rimonta e imbarcate clamorose, la Roma ha buttato via un altro anno.


Il meglio e il peggio: trentacinquesima giornata di serie A

6 Maggio 2013

Juventus scudetto

IL MEGLIO

JUVENTUS: La copertina della settimana è tutta per loro. Insomma, in copertina ci sono stati a lungo, ma è stato inevitabile. Questo secondo scudetto di fila è arrivato in compagnia di una particolarità non banale: gli avversari se la sono date a gambe prima che la battaglia cominciasse.

KLOSE: Hanno dovuto scomodare Pruzzo. E un Roma-Avellino di 27 anni fa. Dati che inquadrano perfettamente la straordinaria impresa di Miroslav Klose contro il Bologna: cinque reti, tutte insieme, sono qualcosa da segnare con il pennarello rosso. E la Lazio, con lui, innesta la quinta.

DI NATALE: Un patrimonio Unesco. Che speriamo di goderci ancora a lungo. Totò Di Natale non fa gol, dipinge gol: ha il tocco dell’artista, difficile imitarlo. E siccome il calcio è anche aritmetica, state a sentire: per il quarto anno di fila Totò sfonda quota 20 reti in serie A. Impareggiabile.

IL PEGGIO

BARRETO: Dalla sua prospettiva, le porte di San Siro sono piccolissime. Ha due volte l’opportunità di freddare Abbiati nel duello corpo a corpo e due volte lo grazia. Errori che pesano, perché il Milan, per quanto sonnacchioso, alla fine porta a casa i tre punti. E inguaia il Toro.

ROMERO: Ogni tanto ne combina una da garzone pasticcione. Dopo una serie di topiche incastonate nelle classifiche delle papere più grossolane della serie A, contro l’Udinese decide candidamente di regalare il pallone agli avversari propiziando il 3-1 bianconero. Recidivo.

SIENA: La zattera Siena affonda anche sotto i marosi del Catania. Irriconoscibile, la formazione bianconera è incapace di lottare, proprio nel momento in cui bisognerebbe aggirare l’iceberg della serie B. A secco da tre gare consecutive, i toscani devono invertire la rotta prima che sia tardi.


Il meglio e il peggio: trentaduesima giornata di serie A

15 aprile 2013

Vidal

IL MEGLIO

VIDAL: Spetta al “guerriero” ferire la bestia. Cioè la Lazio, la bestia nera: quest’anno, la Juve non aveva mai battuto i biancocelesti e il doppio confronto in Coppa Italia le è costata l’eliminazione. Ma a un metro dai festeggiamenti per lo scudetto, la vendetta è servita: il cileno firma all’Olimpico la doppietta decisiva. Come decisivo è lui nella Juve.

MURIEL: Lo chiamano il Ronaldo di Colombia, un motivo ci sarà. Non per la pancetta come insinua qualche maligno: i colpi del campione Muriel ce li ha davvero. E decide di palesarli in un afoso pomeriggio d’aprile: divora il Parma con tre giocate da urlo, tra cui due gol e una galoppata fulminante a ispirare il 3-0 dell’Udinese. Hai capito il Gordito?

PINILLA: La doppietta rifilata all’Inter consegna la matematica salvezza al suo Cagliari. Poi, dopo i gol, non ha molta voglia di festeggiare, forse per rispetto della sua ex squadra, nella quale ha mosso i primi passi calcistici in Italia (pur senza mai debuttare). O forse per senso di colpa, perché a fine gara confessa: “Mi sono tuffato nell’occasione del rigore”. Di questi tempi, meglio non solleticare i nervi scoperti dei nerazzurri.

IL PEGGIO

INTER: Al peggio non c’è mai fine. Già, ma qual è il peggio? Perdere in casa il derby d’Italia? Naaa. Suicidarsi contro l’Atalanta? Nemmeno. Farsi impallinare da un Cagliari già in costume da bagno? Forse tutto questo. I nerazzurri sono colti dal terrore di scendere in campo, come se fossero vittime sacrificali. Tra sviste arbitrali, assenze, strategie sconclusionate (i difensori ormai fanno gli attaccanti), l’Inter è un trattore nel bel mezzo di un Gran Premio di Formula Uno.

SORRENTINO: Se il Palermo ha una certezza, questa si chiama Sorrentino. Anzi, si chiamava. Perché al minuto 17 di un Palermo-Bologna vitale per i rosanero commette uno scivolone da Paperissima, come un pattinatore goffo sul ghiaccio. Solo che, nel caldo siciliano, a restare di ghiaccio sono solo i tifosi di casa: il cammino della salvezza è sempre più in salita.

GENOA: D’accordo, l’orgoglio è salvo, il derby è finito in parità: ma la settima partita di fila senza vittorie, quando il vicolo della salvezza si fa sempre più stretto, non può essere salutato come un successo in casa rossoblù. Contro la Samp, occorreva un Genoa vibrante, palpitante, assatanato, non nervoso e in preda al disordine tattico com’è stato. Alla fine, un cross sballato ha salvato la faccia: ma basterà?

 


Italia – Brasile, la guerra dei mondi

21 marzo 2013

 

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Italia-Brasile non può essere un’amichevole. Non se si affrontano le superpotenze del calcio planetario, non se si affrontano due nazionali che hanno fatto la storia dei mondiali, non se si affrontano due modi opposti di intendere il calcio. State a sentire Zico, che visse una delle giornate più entusiasmanti per il calcio azzurro: quell’Italia-Brasile ai mondiali spagnoli del 1982, quando Paolo Rossi rifilò tre reti al portiere della Seleçao Valdir Peres: “Il Brasile aveva una squadra fantastica, riconosciuta in tutto il mondo. Se avessimo vinto quella partita, il calcio probabilmente sarebbe stato differente. Invece, dopo di allora cominciammo a mettere le basi per un calcio nel quale bisogna conseguire il risultato a qualsiasi costo, un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico. Quella sconfitta non fu positiva per il mondo del calcio”.
Punti di vista. Se quel pomeriggio al Sarrià si colorò di azzurro, anziché di verdeoro, ci sarà pure stato un motivo. E ci sarà stato un motivo se Zico ha scritto pagine leggendarie di calcio proprio nel campionato italiano, con la casacca dell’Udinese. Oggi, scorrendo la formazione della Seleçao impegnata nella sfida di Ginevra di stasera, c’è solo un giocatore che milita in serie A: il laziale Hernanes. Che malinconia, anzi, che saudade: anche questo è un indice dello stato di crisi del nostro campionato, sempre meno attrattivo.

 

Tornando alla nostra sfida tra titani, gli azzurri non battono i brasiliani proprio da quell’epico pomeriggio spagnolo. Poi, solo dolori: su tutti, la finale di Pasadena ai mondiali statunitensi, dove gli errori dal dischetto di Baresi, Massaro e Baggio privarono la Nazionale di Sacchi del quarto sigillo. Perciò, 31 anni dopo, l’Italia, anche se in amichevole, vuole togliersi la soddisfazione di battere gli eredi di Zico. Anche per dimostrare che gli eredi di Rossi non sanno vincere solo di catenaccio. E i giocatori di fantasia ce li abbiamo anche noi, eccome se ce li abbiamo. Loro schierano Neymar? Noi rispondiamo con El Shaarawy e Balotelli. In mezzo al campo fanno la voce grossa con le magie di Oscar? Noi abbiamo un certo Andrea Pirlo e, se non bastasse, c’è un Verratti che viene su che è una meraviglia.

 

Perciò non parliamo di amichevole. C’è una grossa fetta di prestigio in gioco laddove Italia e Brasile dettano legge: qualcosa che ci accomuna, in fondo, c’è.

 


Il meglio e il peggio: ventiquattresima giornata di serie A

11 febbraio 2013

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IL MEGLIO

JUVENTUS: Normalmente una fiorentina te la mangi al ristorante, non allo stadio come questi cannibali della Juve. La sbranano e poi, a mo’ di leone, ruggiscono per mettere in chiaro le cose: i re della giungla, pardon del campionato, siamo noi. Ubi maior…

FLOCCARI: Non avrà lo stesso curriculum di Klose, ma non lo fa rimpiangere. Con quattro gol nelle ultime cinque partite, più la rete della qualificazione alla finale di Coppa Italia, sta portando la Lazio sulle proprie spalle. E col Napoli i gol potevano essere più di uno.

UDINESE: Per due anni l’Udinese è stata omaggiata di complimenti per le due qualificazioni ai preliminari di Champions. Complimenti che andrebbero fatti anche oggi: riconfermarsi a buoni livelli non è poi così facile. E se al Friuli non perdi da settembre…

IL PEGGIO

ROMA: Deposto un imperatore (Zeman), i problemi dell’Impero restano gli stessi. C’è l’imbarazzo della scelta, anzi c’è solo l’imbarazzo: peggio la cintura difensiva, scompaginata a ogni assalto dei nemici, o la cocciutaggine di certi senatori (Osvaldo)?

FIORENTINA: Quarta sconfitta su sei gare nel 2013, la Fiorentina è giunta a un bivio. Diventare grande o tornare nella schiera degli ignavi? Se si propende per la prima, bisogna fare in fretta: specchiarsi come Narciso non può servire a molto.

EL SHAARAWY: Dov’è finito il regno del Faraone? Sembra quasi che l’arrivo di Balotelli, novello Cambise, lo stia sgretolando. Solo un’impressione? A Cagliari, El Shaarawy sembra intristito: poche azioni ficcanti e zero pericoli creati. Stephan, su la cresta!

 


Il meglio e il peggio: ventitreesima giornata di serie A

4 febbraio 2013

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IL MEGLIO

BALOTELLI: Veni, vidi, vici. E nel frattempo segnai pure una doppietta. Il blitz di Supermario al suo ritorno in Italia assume contorni holliwoodiani, da superstar del rettangolo di gioco. È la sintesi pallonara del “ghe pensi mi”, in omaggio al presidente che lo ha voluto – mele marce e marce indietro a parte – e che ora se lo coccola. Contro l’Udinese è un festival di creste, ma quella che spicca più in alto è la sua.

BALLARDINI: Sembra passata un’eternità dal Genoa molliccio e sgangherato della gestione Delneri, che in 13 gare aveva totalizzato 8 punti. Ballardini, dopo solo due panchine, ne ha già raccolti la metà. Quattro punti non contro avversari qualunque, ma addirittura contro Juve e Lazio. Da sergente di ferro col piglio fiero, è riuscito a ridare potenza di fuoco a un Grifone da troppo tempo in letargo.

SAU: Piccoli Zola crescono. Non di statura fisica (sennò che Zola sarebbe), ma di statura calcistica. L’ex attaccante della Juve Stabia, alla prima stagione nella massima serie, è già una delizia per gli occhi cagliaritani. A Roma va in scena il suo show personale: assist sul gol dell’1-0, marcatura personale per il 3-1 e traversa colpita con un tiro sapientemente cesellato che propizia il 4-1. Più Zola di così.

IL PEGGIO

ZEMAN: Finisce come peggio poteva finire. Con la tua squadra che ne prende quattro in casa, il tuo portiere che ne combina una da torneo parrocchiale, lo sguardo vitreo dei piani alti che dicono basta. Per Zeman la seconda giovinezza in giallorosso termina qui, fra troppi ottovolanti e tanti rimpianti. Il 4-3-3 alla boema, ormai, è roba da esteti, da cultori delle forme, da terra esotica dove i risultati contano a metà.

INTER: Sembra proprio che a metà novembre qualcuno si sia divertito a shakerare la Milano calcistica, con il risultato di invertire le fortune di Milan e Inter. Due mesi fa erano distanziati di 13 punti, oggi sono appaiati al quarto posto. I demeriti dei nerazzurri c’entrano molto e si mettono in bella mostra pure a Siena: difesa svagata, centrocampo in pantofole, attacco balbettante. Come il Milan autunnale.

PALERMO: Ahi serva Palermo, di dolore ostello. La sconfitta interna contro l’Atalanta fa precipitare i siciliani nel gelido sottoscala dell’ultimo posto: il tonfo è fragoroso, almeno quanto le endemiche difficoltà della squadra di Gasperini nell’imporre il proprio gioco. Una situazione disperata, figlia di una rivoluzione in corsa, a inizio stagione, che ha sottratto certezze e autostima al gruppo.


Il meglio e il peggio: ventesima giornata di serie A

14 gennaio 2013
Sansone (Parma) firma il pareggio contro la Juventus

Sansone (Parma) firma il pareggio contro la Juventus

IL MEGLIO

UDINESE: Vi ricordate la Samp di Cassano e Pazzini, dopo la delusione di Champions? Mettetela a confronto con quest’Udinese, martoriata non da una, ma da due eliminazioni beffa alla fase preliminare. Eppure il vecchio Guidolin è ancora lì, è lui a essere seduto sulla sponda del fiume ad aspettare il cadavere: dopo l’Inter, presa a schiaffoni in faccia pure la Fiorentina.

PARMA: Lasciate ogni speranza (di vittoria), voi ch’entrate (al Tardini). Il Parma è l’unica squadra del campionato a non aver mai perso in casa: Brescello o Juventus non fa differenza. Nemmeno il vantaggio di Pirlo è in grado di arginare l’onda anomala degli emiliani, perché, come l’omonimo eroe dalla forza sovrumana, Sansone si ribella e impone il pareggio ai bianconeri.

ABBIATI: Questa volta nessun labiale polemico da parte dell’imbacuccato Galliani. Contro la Samp, in porta non c’è l’Abbiati versione Scooby Doo di Napoli, ma lo Spiderman rossonero catturapalloni. Gli interventi decisivi con cui risponde presente, in almeno quattro occasioni, consente al Milan di raccattare un punto altrimenti insperato.

IL PEGGIO

DESTRO: Destro, ma anche sinistro, tanto la palla non entra. Il velociraptor con mirino incorporato dei tempi di Siena è oggi uno scolaretto al primo giorno di scuola. Per carità, il ragazzo ha voglia di sbloccarsi e si vede: ma più si dà da fare, più incorre in disavventure sotto porta. Zeman parla di “blocco mentale”, contrariamente a quanto fanno le sue palle che girano a velocità supersonica.

NETO: Un campione Neto, direbbe Lino Banfi. La maniera con cui si rannicchia per intervenire sul tiro non irresistibile di Muriel già preannuncia un cataclisma. E quando la palla gli sfugge morbidamente dalle mani, l’effetto comico che ne deriva è superlativo. Ma probabilmente pensava di intercettare la conclusione con la forza del pensiero.

BRIVIO: Fidatevi, quando un calciatore è pericoloso in zona gol, prima o poi la rete la segna. Poi, che sia la porta avversaria o quella amica, ontologicamente che differenza fa? Lui, Brivio, si appassiona a quella della sua Atalanta: prima va a spizzare la traversa, poi con un bel colpo di testa in tuffo realizza un gran gol. Apprezziamone almeno il gesto tecnico.


Le pagelle del girone d’andata

3 gennaio 2013

 

ATALANTA 6.5: Un’altra penalizzazione sul groppone, ma l’Atalanta è squadra solida. I nerazzurri procedono spediti sulla strada già tracciata lo scorso anno, puntellata da pragmatismo e fiducia. Le vittorie su Milan e Inter i punti più alti del girone di andata.

BOLOGNA 6: Un autunno travagliato, con sei gare di fila senza successo. Pioli traballa, poi indovina i successi giusti per restare in linea di galleggiamento. Diamanti e Gilardino gli assi nella manica, le vittorie per 3-2 a Roma e Napoli gli exploit rossoblù.

CAGLIARI 5.5: Il saliscendi sull’ottovolante sardo non contempla solo affari di campo. I pasticci di Is Arenas e le difficoltà finanziarie minano la serenità in casa cagliaritana. Il cambio in panchina, affidata alla coppia Pulga-Lopez, non è stato completamente risolutivo.

CATANIA 6.5: Maran, uno degli allenatori più bravi eppure più sottovalutati d’Italia, ha ereditato nel migliore dei modi la ricca eredità di Montella. Il Catania è isola felice, non respira i gas tossici della zona retrocessione, si permette il lusso di rifilarne quattro alla Lazio.

CHIEVO 6: Cinque sconfitte consecutive hanno interrotto l’idillio tra Di Carlo e il Chievo. Ma i gialloblù sono squadra operaia: ci si rimbocca le maniche e ci si dà da fare. Risultato? Corini ha traghettato la squadra in porti sicuri, il pandoro per ora non glielo toglie nessuno.

FIORENTINA 8: Loro i rottamati, al contrario del loro sindaco, li accolgono. E li rigenerano: da Aquilani a Pizarro, passando per il figliol prodigo Toni e Borja Valero. Date questi giocatori in mano a Montella e avrete un miracolo sportivo: belli e vincenti.

GENOA 4: Quer pasticciaccio brutto di Pegli. Preziosi continua a smontare e rimontare il Genoa, come fosse un giocattolo di quelli che commercia. Silura De Canio quando è a metà classifica e si ritrova impantanato in un caruggio fangoso con Delneri.

INTER 6.5: Fino alla trasferta trionfale di Torino, Stramaccioni era così adorato che avrebbe vinto pure Miss Italia, se si fosse presentato. E poi, misteriosamente, l’Inter si è sgretolata. Due vittorie in sette partite, un po’ pochino. E la Juve ha già preso il largo.

JUVENTUS 9: Quattordici vittorie su diciotto partite, primo posto in cassaforte, qualificazione in Champions ai danni dei campioni in carica del Chelsea. La Juve è impressionante, con o senza Conte in panchina. A proposito, “ho pauraaaaa” adesso lo dicono gli avversari.

LAZIO 7.5: Ci voleva un pizzico di filosofia balcanica per scrostare dal volto della Lazio l’etichetta di incompiuta. Il secondo posto in classifica è meritato: la Lazio gioca a testa alta e con piena coscienza della propria forza. Momento più bello il derby vinto.

MILAN 5: Il voto ai rossoneri è una media tra il 3,5 di inizio stagione e il 6,5 dell’ultimo mese. La squadra è in crescita dopo un avvio shock, ma la ruggine è ancora visibile. Le note liete sono El Shaarawy e De Sciglio, la partita da ricordare è il successo sulla Juve.

NAPOLI 6: Non solo calcioscommesse. È un Napoli che ha perso lo smalto dei giorni migliori, l’effetto Mazzarri pian piano sta svanendo. È il sogno di una notte di mezza estate che se ne va: la sconfitta contro la Juve il canto del cigno, Napoli piange, trafitta al cuore.

PALERMO 4.5: Scombussolare l’assetto societario e tecnico dopo meno di un mese di campionato è fortemente sconsigliato. Via Sannino, via il ds Perinetti, Palermo è una polveriera: la squadra è zoppicante, la classifica è gemente. Di buono solo il successo nel derby.

PARMA 6.5: A Parma non hanno bisogno né della luce abbagliante dei riflettori né dei titoloni sui giornali. Loro sono fatti così, fanno le cose per bene, con cura e si trovano, non per caso, ottavi in classifica. E si tolgono lo sfizio di battere Roma e Inter.

PESCARA 6: È la squadra più debole del campionato, tormentata dal destino di essere la cenerentola del torneo. Con forza e dedizione, gli abruzzesi ora sono fuori dagli ultimi tre posti, quelli bollenti. Lo spirito è combattivo, i risultati (ogni tanto) arrivano.

ROMA 6.5: Pareggi deludenti, pirotecniche sconfitte, harakiri da bollino rosso: la seconda giovinezza di Zeman sulla panchina giallorossa sembrava ricalcare la via crucis di Luis Enrique. Poi la svolta: cinque vittorie nelle ultime sei gare, che spettacolo contro Fiorentina e Milan.

SAMPDORIA 5: Sette sconfitte consecutive tra fine settembre e metà novembre, una striscia aperta di quattro partite senza vittoria, un allenatore già saltato. Questa Sampdoria sembra esaurire la benzina proprio quando non dovrebbe, mentre fuori sta diluviando.

SIENA 5: Non deve essere una cosa simpatica partire con sei punti di penalizzazione. Ma è un Siena cui è mancata la frustata decisiva per abbandonare l’ultimo posto, cosa che Cosmi ha pagato a caro prezzo. Ma che bello battere l’Inter a San Siro.

TORINO 6: Poco 4-2-4, ma molta sostanza. Il Torino finora ha fatto quanto doveva, riuscendo a puntellare la classifica nei momenti di maggior difficoltà. Tornare a respirare aria di serie A dopo tre anni non è stato traumatico, almeno non quanto incontrare la Juve.

UDINESE 6: Il treno è passato, il sogno Champions si è congelato in una notte d’agosto. Guidolin sembra sull’uscio, ma ha avuto il merito di evitare la liquefazione della squadra: l’Udinese naviga in acque tranquille e sa pure vincere a casa di Zeman.


L’Italia del calcio avanza in Europa

7 dicembre 2012

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Se ci fosse un’agenzia di rating per il calcio nazionale, il nostro, al giro di boa di dicembre, verrebbe valutato positivamente. Le squadre italiane in Europa hanno fatto il loro dovere, ad eccezione dell’Udinese. Cinque squadre su sei qualificate al turno successivo è un dato confortante, in linea con le performances degli altri grandi Paesi. Solo la Germania ha centrato l’en plein, con sette squadre su sette, mentre la Spagna, come l’Italia, ne ha persa una per strada (l’Athletic Bilbao). Il calcio inglese, promosso a pieni voti in Europa League, ha deluso invece in Champions: solo due qualificate, Manchester Utd e Arsenal, Chelsea (da campione in carica) retrocesso in Europa League e Manchester City spedito a studiare sui libri di scuola. Decimata la Francia, che pure ci segue da vicino nel ranking Uefa: delle sei squadre presentate, appena tre (Psg, Bordeaux e Lione) hanno varcato le colonne d’Ercole della qualificazione. Segno che il calcio transalpino, Psg compreso, deve fare ancora tanta strada prima di entrare nell’Eden del pallone.

Da febbraio si comincia a fare sul serio. Ed è lì che si parrà la nobilitate del nostro calcio. Le cui speranze sono saldamente aggrappate alla Juventus, fiore all’occhiello della Serie A. Il modo con cui i bianconeri si sono sbarazzati del Chelsea e hanno espugnato la gelida Donbass Arena autorizza a pensare in grande. Solo Real e Barcellona sono davanti, ma i bianconeri non partono battuti. Il Milan, nel girone, ha tirato fuori gli artigli nei momenti più cruciali: le prospettive non sono rosee, ma difficilmente i rossoneri perderanno la faccia anche contro un avversario di caratura scintillante. In Europa League, Inter e Lazio hanno staccato il pass per i sedicesimi in maniera autoritaria: di big in giro ci sono solo Chelsea e Atletico Madrid, tutte le altre partono dietro o almeno appaiate alle nostre. Il Napoli deve decidere cosa fare da grande: in Europa la squadra di Mazzarri si è presentata infarcita di riserve e in più di un’occasione ci è scappata la figuraccia. Che, per ora, il calcio italiano ha evitato.


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