Italia – Brasile, la guerra dei mondi

21 marzo 2013

 

1982_italia_brasile

Italia-Brasile non può essere un’amichevole. Non se si affrontano le superpotenze del calcio planetario, non se si affrontano due nazionali che hanno fatto la storia dei mondiali, non se si affrontano due modi opposti di intendere il calcio. State a sentire Zico, che visse una delle giornate più entusiasmanti per il calcio azzurro: quell’Italia-Brasile ai mondiali spagnoli del 1982, quando Paolo Rossi rifilò tre reti al portiere della Seleçao Valdir Peres: “Il Brasile aveva una squadra fantastica, riconosciuta in tutto il mondo. Se avessimo vinto quella partita, il calcio probabilmente sarebbe stato differente. Invece, dopo di allora cominciammo a mettere le basi per un calcio nel quale bisogna conseguire il risultato a qualsiasi costo, un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico. Quella sconfitta non fu positiva per il mondo del calcio”.
Punti di vista. Se quel pomeriggio al Sarrià si colorò di azzurro, anziché di verdeoro, ci sarà pure stato un motivo. E ci sarà stato un motivo se Zico ha scritto pagine leggendarie di calcio proprio nel campionato italiano, con la casacca dell’Udinese. Oggi, scorrendo la formazione della Seleçao impegnata nella sfida di Ginevra di stasera, c’è solo un giocatore che milita in serie A: il laziale Hernanes. Che malinconia, anzi, che saudade: anche questo è un indice dello stato di crisi del nostro campionato, sempre meno attrattivo.

 

Tornando alla nostra sfida tra titani, gli azzurri non battono i brasiliani proprio da quell’epico pomeriggio spagnolo. Poi, solo dolori: su tutti, la finale di Pasadena ai mondiali statunitensi, dove gli errori dal dischetto di Baresi, Massaro e Baggio privarono la Nazionale di Sacchi del quarto sigillo. Perciò, 31 anni dopo, l’Italia, anche se in amichevole, vuole togliersi la soddisfazione di battere gli eredi di Zico. Anche per dimostrare che gli eredi di Rossi non sanno vincere solo di catenaccio. E i giocatori di fantasia ce li abbiamo anche noi, eccome se ce li abbiamo. Loro schierano Neymar? Noi rispondiamo con El Shaarawy e Balotelli. In mezzo al campo fanno la voce grossa con le magie di Oscar? Noi abbiamo un certo Andrea Pirlo e, se non bastasse, c’è un Verratti che viene su che è una meraviglia.

 

Perciò non parliamo di amichevole. C’è una grossa fetta di prestigio in gioco laddove Italia e Brasile dettano legge: qualcosa che ci accomuna, in fondo, c’è.

 


Il meglio e il peggio: Inter-Milan

25 febbraio 2013

Inter-Milan

IL MEGLIO

EL SHAARAWY: Se, dopo un periodo di appannamento, il Faraone torna a dettar legge in una partita da cuori forti come la stracittadina, qualcosa vorrà dire. Perché la differenza tra un bravo giocatore e un campione è questa: il campione risalta nei big match. E lui non perde tempo a mettersi in mostra: giocate eleganti, tagli claustrofobici per gli avversari, un gol che è pura poesia.

HANDANOVIC: Le braccia gli spuntano fuori come tentacoli. La parata sul colpo di testa di Balotelli nel primo tempo ha l’aura del miracolo: Sant’Handanovic stoppa la palla quando ormai nulla poteva fermarla. Si ripete sullo stesso Balotelli qualche minuto più tardi, ipnotizzandolo a pochi passi dalla porta. Sempre attento: se l’Inter porta a casa un punto deve molto al suo portiere.

SCHELOTTO: Diciamoci la verità: quando Stramaccioni ha buttato nella mischia Schelotto, sembrava il classico cambio della disperazione. Forse lo sarà anche stato, eppure è proprio l’italo-argentino, il meno atteso, a impattare la sfida: un colpo di testa che restituisce pieno orgoglio ai nerazzurri. Gli manca qualcosa in condizione atletica, ma un gol così può cambiargli la stagione.

IL PEGGIO

BALOTELLI: Sull’1-0 ha due grandissime occasioni per mettere a tacere i suoi ex tifosi e, probabilmente, chiudere la sfida. Sulla prima Handanovic è superlativo, sulla seconda appoggia la sfera sul portiere avversario: poteva far meglio, il gesto di stizza lo sta a dimostrare. Innervosito dalle occasioni fallite e annebbiato dalla voglia di strafare, nella ripresa scompare dal campo.

MEXES: La solita amnesia difensiva costa al Milan il gol del pareggio subito. Si ritrova nella terra di nessuno quando Nagatomo fa partire un cross che Schelotto, indisturbato, capitalizza al meglio. Una distrazione – l’unica, in fin dei conti – che pesa terribilmente.

GARGANO: Gioca in apnea tutta la partita e finisce senza risorse di ossigeno. Per la voglia di essere onnipresente, risulta pasticcione e frettoloso. Tanti errori in impostazione, tanti palloni persi, giocate sbilenche che mandano in confusione il centrocampo nerazzurro.


Il meglio e il peggio: ventiquattresima giornata di serie A

11 febbraio 2013

juventus-fiorentina

 

IL MEGLIO

JUVENTUS: Normalmente una fiorentina te la mangi al ristorante, non allo stadio come questi cannibali della Juve. La sbranano e poi, a mo’ di leone, ruggiscono per mettere in chiaro le cose: i re della giungla, pardon del campionato, siamo noi. Ubi maior…

FLOCCARI: Non avrà lo stesso curriculum di Klose, ma non lo fa rimpiangere. Con quattro gol nelle ultime cinque partite, più la rete della qualificazione alla finale di Coppa Italia, sta portando la Lazio sulle proprie spalle. E col Napoli i gol potevano essere più di uno.

UDINESE: Per due anni l’Udinese è stata omaggiata di complimenti per le due qualificazioni ai preliminari di Champions. Complimenti che andrebbero fatti anche oggi: riconfermarsi a buoni livelli non è poi così facile. E se al Friuli non perdi da settembre…

IL PEGGIO

ROMA: Deposto un imperatore (Zeman), i problemi dell’Impero restano gli stessi. C’è l’imbarazzo della scelta, anzi c’è solo l’imbarazzo: peggio la cintura difensiva, scompaginata a ogni assalto dei nemici, o la cocciutaggine di certi senatori (Osvaldo)?

FIORENTINA: Quarta sconfitta su sei gare nel 2013, la Fiorentina è giunta a un bivio. Diventare grande o tornare nella schiera degli ignavi? Se si propende per la prima, bisogna fare in fretta: specchiarsi come Narciso non può servire a molto.

EL SHAARAWY: Dov’è finito il regno del Faraone? Sembra quasi che l’arrivo di Balotelli, novello Cambise, lo stia sgretolando. Solo un’impressione? A Cagliari, El Shaarawy sembra intristito: poche azioni ficcanti e zero pericoli creati. Stephan, su la cresta!

 


Il meglio e il peggio: quindicesima giornata di serie A

3 dicembre 2012
Il rosso a Glik nel derby di Torino

Il rosso a Glik nel derby di Torino

IL MEGLIO

GLI SPIETATI: Non stiamo parlando del film di Clint Eastwood premiato con l’Oscar, ma di quei giocatori decisivi contro la loro ex squadra. Paloschi affossa il Genoa con tre reti, Destro punisce il Siena con una doppietta e Gabbiadini segna il gol che regala tre punti al Bologna contro l’Atalanta. C’eravamo tanto amati, ma io ti faccio gol lo stesso.

EL SHAARAWY: Habitué della rubrica, decisivo pure su un campo trappola come quello di Catania. Il primo gol, anche se in fuorigioco, è da attaccante col fiuto del gol. Il secondo arriva con una parabola a giro che sembra disegnata col compasso. Galliani lo paragona a Neymar, io ormai ho finito gli elogi.

MARCHISIO: Sulla ruota di Torino esce il numero 8: quello di Marchisio. Con Pirlo che dal dischetto si improvvisa Salas e con Vidal ai box, tocca al “Principino” rimboccarsi le maniche: decide il derby della Mole con due gol belli e importanti. Da torinese doc: l’aria di derby gli fa bene.

IL PEGGIO

GLIK E BARRIENTOS: Avete presente “Wolf, risolvo problemi”? Ecco, questi qui i problemi li creano. Due rossi che condizionano i risultati di Torino e Catania: l’entrata da codice rosso di Glik su Giaccherini spiana la strada alla Juventus, lo sciocco calcetto di Barrientos a Nocerino pone le basi per la rimonta del Milan. Voglia di ravvivare il match?

GENOA: “Va tutto bene, cominci dall’inizio…”. Il disastrato Genoa sarà sul lettino di uno psicanalista dopo aver subito quattro reti a domicilio dal Chievo. Per Delneri è addirittura la sesta sconfitta su sette panchine. E deve essersi accorto che i rossoblù hanno un gusto morboso per la sconfitta per 4-2 in casa: è già la terza volta in questo campionato.

PESCARA: Il materiale a disposizione è quello che è, Stroppa prima e Bergodi adesso non sono ancora attrezzati per i miracoli. Però, ultimo posto, peggior attacco e peggior difesa suona un tantino sinistro. E il modo in cui gli abruzzesi hanno incassato le cinque reti a Napoli fa pensare che i partenopei stessero giocando alla Playstation con il livello “esordiente”.


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