Il meglio e il peggio: trentatreesima giornata di serie A

22 aprile 2013

vidal_juventus_milan

 

IL MEGLIO

JUVENTUS: La preoccupazione più grande per i bianconeri adesso è: quale marca di champagne scegliere? Il finale di campionato è una formalità, ma la Juve continua a premere sull’acceleratore: battuto anche il Milan, nonostante una prova non brillantissima. A luccicare, ci penserà la coppa da mettere in bacheca.

JONATHAN: O qualcuno ha messo qualche strana sostanza nelle bevande servite a San Siro, oppure è tutto vero. Il nerazzurro che impazza sulla fascia destra è proprio lui, Jonathan. È uno stantuffo, in Coppa Italia segna il suo primo gol e contro il Parma serve l’assist vincente. Se lo vedesse Ovidio, ne parlerebbe nelle Metamorfosi.

CUADRADO: Prima era il Colombia Express, adesso è un Colombia Deluxe. Non è più solo velocità e dribbling: è anche intelligenza tattica e qualità. Vedere per credere il gol rifilato al Torino: pallonetto delizioso che va a morire dove Gillet non può arrivare. Salite sul Colombia Deluxe: destinazione Europa.

IL PEGGIO

DE LAURENTIIS: “Questa vittoria la dedico a Cellino, Astori e Nainggolan”. Festeggia con questo tweet Aurelio De Laurentiis la vittoria del suo Napoli sul Cagliari, rivangando affari di mercato mancati non ancora digeriti. Eppure, c’è qualcosa di più inarrivabile rispetto a Nainggolan e Astori: lo stile.

SCHELOTTO: La sua avventura in nerazzurro, quello nobile, sta diventando un’odissea. Il gol contro il Milan è stato il canto delle sirene: Schelotto l’ha ascoltato e da allora è precipitato negli abissi. Delude ancora contro il Parma: nel primo tempo un errore da cerchiare con la matita blu, a coronamento di una prestazione inquietante.

SIENA: In campo contro il Chievo, sa già del mezzo passo falso del Genoa e delle difficoltà del Palermo nel derby. Una vittoria significherebbe l’ipoteca sulla salvezza, invece ne esce un pasticcio. La sconfitta tiene in ansia i bianconeri, che in casa non segnano da febbraio: questo sì che vuol dire complicarsi la vita.

 


Il meglio e il peggio: ventinovesima giornata di serie A

18 marzo 2013

Bologna-Juventus

IL MEGLIO

JUVENTUS: Informazione di servizio: il treno Frecciabianconera non effettua fermate. Anche Bologna è passata, in un batter di ciglia: bastano pazienza, perseveranza e i gol di Vucinic e Marchisio per piegare le resistenze felsinee. E lasciatelo festeggiare, il povero Conte.

BALOTELLI: Two is megl’ che one. Supermario prende per mano i compagni attoniti dopo la débâcle di Barcellona e con una doppietta li accompagna sul viale della vittoria. Il povero Palermo è annichilito dai gol e dai colpi di genio di Balo: don’t cry for me, Manchester.

CAVANI: Va bene che siamo a Quaresima, ma il periodo di digiuno (di gol) cominciava a essere un po’ troppo prolungato. Così il Matador decide di interromperlo: doppietta all’Atalanta che toglie un bel po’ di castagne dal fuoco ai partenopei. E che magia la seconda rete.

IL PEGGIO

CIANI: Nevica, la temperatura è ghiacciata e la voglia di giocare non c’è. Ma non fino al punto da farsi cacciare per due stupidaggini in appena quindici minuti: il francese lascia la Lazio senza un tassello del mosaico per quasi tutta la gara e finisce per agevolare i tre punti del Torino.

PESCARA: Nemmeno il cambio di panchina riesce a risollevare una squadra arrendevole e fiacca. Contro il Chievo, il Pescara si giocava l’ultimo gettone utile per sperare nella salvezza: chance sciupata malamente e capolinea della serie A sempre più vicino.

TZORVAS: Sono tempi grami per i greci. Anche per i portieri: l’estremo difensore genoano regala il gol del 2-1 della Fiorentina a Cuadrado con un’uscita disastrosa. Senza che vi fossero particolari difficoltà nell’effettuare la presa: cose del genere si imparano giocando a palla prigioniera.


Il meglio e il peggio: ventottesima giornata di serie A

11 marzo 2013

Juventus-Catania-2012-2013

IL MEGLIO

JUVENTUS: Eddy Merckx, uno dei ciclisti più forti di sempre, aveva una particolarità: voleva vincere sempre e comunque, anche una semplice tappa, quando ormai il Giro o il Tour erano già suoi. Per questo si era meritato il soprannome di “cannibale”: ecco, la Juve è un po’ come Eddy Merckx. Con un Napoli derelitto e un vantaggio in classifica tutto sommato rassicurante, i bianconeri non ci stanno a perdere due punti contro un ottimo Catania e, cannibalescamente, nel finale si prendono la posta piena. Ma parlare di vittoria decisiva per il campionato è riduttivo: da inizio stagione, questo campionato ha sempre avuto un solo padrone.

AMAURI: “Sono appena tornato”, recitava tempo fa in uno spot. Eh, ce ne siamo accorti. Sennò non si spiegherebbe come diavolo abbia fatto il Parma a segnare così tanto nell’arco di quindici minuti, lasciandosi dietro i resti di un attonito Torino. Dei quattro gol dei ducali, tre sono suoi: il primo con una bella girata volante, il secondo con un coast to coast con annessa compagnia torinista (inefficace) nello stesso scompartimento, il terzo a rievocare il gol del 4-3 di Rivera nell’epica Italia-Germania Ovest del 1970. Senza dimenticare che nel primo tempo si era già esibito in una spettacolare rovesciata che aveva richiesto il miglior Gillet. Come dire: se torno, vi avviso.

FIORENTINA: La squadra meno italiana d’Italia si regala una serata mica male: battuta la Lazio 2-0 all’Olimpico e sorpassate, in un sol boccone, Inter e proprio Lazio in classifica. Il collettivo di Montella stavolta non si lascia ingannare dall’effetto Narciso e piazza due colpi micidiali con i due finti “nueve” Jovetic e Ljajic. Senza però rinunciare alle geometrie e alle triangolazioni da Playstation: c’è chi si perde dietro ad un L1 + X, a loro viene naturale farlo in campo.

IL PEGGIO

NAPOLI: Cinque partite di fila senza vittoria (con sole due reti segnate), Cavani a secco da sei gare, Chievo che si conferma ancora bestia nera dei partenopei. Basterebbe questo e invece ci aggiungiamo il carico da undici: il Napoli, ahilui, non può competere ad armi pari con la Juve. Ha fatto bene a provarci e anche a sperarci, ma il brusco risveglio di Verona, in fondo, era già scritto da qualche parte. Adesso, la missione è chiudere nel migliore dei modi la stagione e difendere un prestigiosissimo secondo posto: per i miracoli, questo Napoli non è ancora attrezzato.

PALERMO: Adesso che è stata firmata la propria condanna a morte, un momento di riflessione non guasterebbe. Cui prodest rivoluzionare squadra e staff ad ogni sbalzo d’umore? A settembre l’asse Sannino-Perinetti era stato allontanato in fretta e furia, senza aver avuto il tempo di replicare quanto di buono fatto in quel di Siena. Appunto, Siena: i toscani razziano Palermo, si prendono vittoria, autostima e concrete speranze di salvezza. Quello che ormai non resta più ai rosanero, mestamente ultimi in compagnia del Pescara. Una camera con vista retrocessione.

INTER: Altro che pazza Inter, questa è follia suicida. L’estemporanea reazione d’orgoglio di Catania è un’isola felice in una landa desolata: esattamente come dev’essersi sentita l’Inter al fischio finale della gara contro il Bologna. Una squadra rattrappita, affondata dal senso di impotenza da zattera perennemente in ambasce. È come se i nerazzurri dovessero percorrere una strettoia: ma, anziché procedere in fila indiana, vi si avventurano tutti insieme, disordinatamente, senza criterio. E scriteriato è il ko interno contro i felsinei: alla pazzia non c’è mai limite.


Il meglio e il peggio: venticinquesima giornata di serie A

18 febbraio 2013

Immagine

IL MEGLIO

TOTTI: Ci sono cose che in Italia non passano mai di moda. Il festival di Sanremo, ad esempio. O, se preferite, il festival di Totti. A 36 anni, è sempre lui lo Scipione che guida la riscossa contro l’odiata Juve, i Cartaginesi dei tempi moderni. Il suo siluro è la sintesi de “Juve delenda est”.

FIORENTINA: Si vince, anzi si stravince, a passo di danza. Quando la Fiorentina occupa la pista da ballo c’è poco da fare per gli avversari. Dialoghi, triangolazioni, sovrapposizioni e l’Inter non ci capisce più niente. E se ritrovi il miglior Jovetic, la Viola diventa una macchina perfetta.

EMEGHARA: Alzi la mano chi lo conosceva fino a un mese fa. Poi, d’un tratto, si è materializzato contro l’Inter, si è ripetuto a Bologna e ha sfornato una doppietta contro la Lazio. Tre partite da titolare, quattro gol: come un certo Balotelli. E Siena adesso comincia a credere nella rimonta.

IL PEGGIO

INTER: Ce ne vuole di impegno per fare figuracce del genere. L’Inter è sghemba, informe, clamorosamente sbagliata. Ad un disastro sportivo del genere sono tanti gli elementi a concorrere: la confusione di Stramaccioni, l’inadeguatezza di troppi elementi, l’apatia della società.

LAZIO: Incredibile come la truppa di Petkovic abbia mollato la presa in campionato. Con la disfatta di Siena, sono cinque le giornate consecutive senza che i biancocelesti abbiano incamerato lo straccio di una vittoria. La Lazio è tornata sulla terra e con il Milan appaiato i giochi si complicano.

NAPOLI: Nel parterre di lusso de “il peggio” di questa settimana, non può mancare il Napoli. Troppo stonato il risultato contro la Samp: non si può rallentare proprio quando la Juve si è fermata nell’area di servizio. Troppa pressione addosso? La sindrome da braccino del tennista non perdona.


Il meglio e il peggio: ventiquattresima giornata di serie A

11 febbraio 2013

juventus-fiorentina

 

IL MEGLIO

JUVENTUS: Normalmente una fiorentina te la mangi al ristorante, non allo stadio come questi cannibali della Juve. La sbranano e poi, a mo’ di leone, ruggiscono per mettere in chiaro le cose: i re della giungla, pardon del campionato, siamo noi. Ubi maior…

FLOCCARI: Non avrà lo stesso curriculum di Klose, ma non lo fa rimpiangere. Con quattro gol nelle ultime cinque partite, più la rete della qualificazione alla finale di Coppa Italia, sta portando la Lazio sulle proprie spalle. E col Napoli i gol potevano essere più di uno.

UDINESE: Per due anni l’Udinese è stata omaggiata di complimenti per le due qualificazioni ai preliminari di Champions. Complimenti che andrebbero fatti anche oggi: riconfermarsi a buoni livelli non è poi così facile. E se al Friuli non perdi da settembre…

IL PEGGIO

ROMA: Deposto un imperatore (Zeman), i problemi dell’Impero restano gli stessi. C’è l’imbarazzo della scelta, anzi c’è solo l’imbarazzo: peggio la cintura difensiva, scompaginata a ogni assalto dei nemici, o la cocciutaggine di certi senatori (Osvaldo)?

FIORENTINA: Quarta sconfitta su sei gare nel 2013, la Fiorentina è giunta a un bivio. Diventare grande o tornare nella schiera degli ignavi? Se si propende per la prima, bisogna fare in fretta: specchiarsi come Narciso non può servire a molto.

EL SHAARAWY: Dov’è finito il regno del Faraone? Sembra quasi che l’arrivo di Balotelli, novello Cambise, lo stia sgretolando. Solo un’impressione? A Cagliari, El Shaarawy sembra intristito: poche azioni ficcanti e zero pericoli creati. Stephan, su la cresta!

 


Il meglio e il peggio: ventesima giornata di serie A

14 gennaio 2013
Sansone (Parma) firma il pareggio contro la Juventus

Sansone (Parma) firma il pareggio contro la Juventus

IL MEGLIO

UDINESE: Vi ricordate la Samp di Cassano e Pazzini, dopo la delusione di Champions? Mettetela a confronto con quest’Udinese, martoriata non da una, ma da due eliminazioni beffa alla fase preliminare. Eppure il vecchio Guidolin è ancora lì, è lui a essere seduto sulla sponda del fiume ad aspettare il cadavere: dopo l’Inter, presa a schiaffoni in faccia pure la Fiorentina.

PARMA: Lasciate ogni speranza (di vittoria), voi ch’entrate (al Tardini). Il Parma è l’unica squadra del campionato a non aver mai perso in casa: Brescello o Juventus non fa differenza. Nemmeno il vantaggio di Pirlo è in grado di arginare l’onda anomala degli emiliani, perché, come l’omonimo eroe dalla forza sovrumana, Sansone si ribella e impone il pareggio ai bianconeri.

ABBIATI: Questa volta nessun labiale polemico da parte dell’imbacuccato Galliani. Contro la Samp, in porta non c’è l’Abbiati versione Scooby Doo di Napoli, ma lo Spiderman rossonero catturapalloni. Gli interventi decisivi con cui risponde presente, in almeno quattro occasioni, consente al Milan di raccattare un punto altrimenti insperato.

IL PEGGIO

DESTRO: Destro, ma anche sinistro, tanto la palla non entra. Il velociraptor con mirino incorporato dei tempi di Siena è oggi uno scolaretto al primo giorno di scuola. Per carità, il ragazzo ha voglia di sbloccarsi e si vede: ma più si dà da fare, più incorre in disavventure sotto porta. Zeman parla di “blocco mentale”, contrariamente a quanto fanno le sue palle che girano a velocità supersonica.

NETO: Un campione Neto, direbbe Lino Banfi. La maniera con cui si rannicchia per intervenire sul tiro non irresistibile di Muriel già preannuncia un cataclisma. E quando la palla gli sfugge morbidamente dalle mani, l’effetto comico che ne deriva è superlativo. Ma probabilmente pensava di intercettare la conclusione con la forza del pensiero.

BRIVIO: Fidatevi, quando un calciatore è pericoloso in zona gol, prima o poi la rete la segna. Poi, che sia la porta avversaria o quella amica, ontologicamente che differenza fa? Lui, Brivio, si appassiona a quella della sua Atalanta: prima va a spizzare la traversa, poi con un bel colpo di testa in tuffo realizza un gran gol. Apprezziamone almeno il gesto tecnico.


Le pagelle del girone d’andata

3 gennaio 2013

 

ATALANTA 6.5: Un’altra penalizzazione sul groppone, ma l’Atalanta è squadra solida. I nerazzurri procedono spediti sulla strada già tracciata lo scorso anno, puntellata da pragmatismo e fiducia. Le vittorie su Milan e Inter i punti più alti del girone di andata.

BOLOGNA 6: Un autunno travagliato, con sei gare di fila senza successo. Pioli traballa, poi indovina i successi giusti per restare in linea di galleggiamento. Diamanti e Gilardino gli assi nella manica, le vittorie per 3-2 a Roma e Napoli gli exploit rossoblù.

CAGLIARI 5.5: Il saliscendi sull’ottovolante sardo non contempla solo affari di campo. I pasticci di Is Arenas e le difficoltà finanziarie minano la serenità in casa cagliaritana. Il cambio in panchina, affidata alla coppia Pulga-Lopez, non è stato completamente risolutivo.

CATANIA 6.5: Maran, uno degli allenatori più bravi eppure più sottovalutati d’Italia, ha ereditato nel migliore dei modi la ricca eredità di Montella. Il Catania è isola felice, non respira i gas tossici della zona retrocessione, si permette il lusso di rifilarne quattro alla Lazio.

CHIEVO 6: Cinque sconfitte consecutive hanno interrotto l’idillio tra Di Carlo e il Chievo. Ma i gialloblù sono squadra operaia: ci si rimbocca le maniche e ci si dà da fare. Risultato? Corini ha traghettato la squadra in porti sicuri, il pandoro per ora non glielo toglie nessuno.

FIORENTINA 8: Loro i rottamati, al contrario del loro sindaco, li accolgono. E li rigenerano: da Aquilani a Pizarro, passando per il figliol prodigo Toni e Borja Valero. Date questi giocatori in mano a Montella e avrete un miracolo sportivo: belli e vincenti.

GENOA 4: Quer pasticciaccio brutto di Pegli. Preziosi continua a smontare e rimontare il Genoa, come fosse un giocattolo di quelli che commercia. Silura De Canio quando è a metà classifica e si ritrova impantanato in un caruggio fangoso con Delneri.

INTER 6.5: Fino alla trasferta trionfale di Torino, Stramaccioni era così adorato che avrebbe vinto pure Miss Italia, se si fosse presentato. E poi, misteriosamente, l’Inter si è sgretolata. Due vittorie in sette partite, un po’ pochino. E la Juve ha già preso il largo.

JUVENTUS 9: Quattordici vittorie su diciotto partite, primo posto in cassaforte, qualificazione in Champions ai danni dei campioni in carica del Chelsea. La Juve è impressionante, con o senza Conte in panchina. A proposito, “ho pauraaaaa” adesso lo dicono gli avversari.

LAZIO 7.5: Ci voleva un pizzico di filosofia balcanica per scrostare dal volto della Lazio l’etichetta di incompiuta. Il secondo posto in classifica è meritato: la Lazio gioca a testa alta e con piena coscienza della propria forza. Momento più bello il derby vinto.

MILAN 5: Il voto ai rossoneri è una media tra il 3,5 di inizio stagione e il 6,5 dell’ultimo mese. La squadra è in crescita dopo un avvio shock, ma la ruggine è ancora visibile. Le note liete sono El Shaarawy e De Sciglio, la partita da ricordare è il successo sulla Juve.

NAPOLI 6: Non solo calcioscommesse. È un Napoli che ha perso lo smalto dei giorni migliori, l’effetto Mazzarri pian piano sta svanendo. È il sogno di una notte di mezza estate che se ne va: la sconfitta contro la Juve il canto del cigno, Napoli piange, trafitta al cuore.

PALERMO 4.5: Scombussolare l’assetto societario e tecnico dopo meno di un mese di campionato è fortemente sconsigliato. Via Sannino, via il ds Perinetti, Palermo è una polveriera: la squadra è zoppicante, la classifica è gemente. Di buono solo il successo nel derby.

PARMA 6.5: A Parma non hanno bisogno né della luce abbagliante dei riflettori né dei titoloni sui giornali. Loro sono fatti così, fanno le cose per bene, con cura e si trovano, non per caso, ottavi in classifica. E si tolgono lo sfizio di battere Roma e Inter.

PESCARA 6: È la squadra più debole del campionato, tormentata dal destino di essere la cenerentola del torneo. Con forza e dedizione, gli abruzzesi ora sono fuori dagli ultimi tre posti, quelli bollenti. Lo spirito è combattivo, i risultati (ogni tanto) arrivano.

ROMA 6.5: Pareggi deludenti, pirotecniche sconfitte, harakiri da bollino rosso: la seconda giovinezza di Zeman sulla panchina giallorossa sembrava ricalcare la via crucis di Luis Enrique. Poi la svolta: cinque vittorie nelle ultime sei gare, che spettacolo contro Fiorentina e Milan.

SAMPDORIA 5: Sette sconfitte consecutive tra fine settembre e metà novembre, una striscia aperta di quattro partite senza vittoria, un allenatore già saltato. Questa Sampdoria sembra esaurire la benzina proprio quando non dovrebbe, mentre fuori sta diluviando.

SIENA 5: Non deve essere una cosa simpatica partire con sei punti di penalizzazione. Ma è un Siena cui è mancata la frustata decisiva per abbandonare l’ultimo posto, cosa che Cosmi ha pagato a caro prezzo. Ma che bello battere l’Inter a San Siro.

TORINO 6: Poco 4-2-4, ma molta sostanza. Il Torino finora ha fatto quanto doveva, riuscendo a puntellare la classifica nei momenti di maggior difficoltà. Tornare a respirare aria di serie A dopo tre anni non è stato traumatico, almeno non quanto incontrare la Juve.

UDINESE 6: Il treno è passato, il sogno Champions si è congelato in una notte d’agosto. Guidolin sembra sull’uscio, ma ha avuto il merito di evitare la liquefazione della squadra: l’Udinese naviga in acque tranquille e sa pure vincere a casa di Zeman.


Il meglio e il peggio: sedicesima giornata di serie A

11 dicembre 2012
Un'azione di Roma-Fiorentina

Un’azione di Roma-Fiorentina

IL MEGLIO

ROMA-FIORENTINA: Qualcuno potrebbe parlare di difese colabrodo, senza tema di smentita. Ma una partita del genere è una goduria per gli occhi e a nessuno, dopo una scorpacciata di calcio spettacolo del genere, salterebbe in mente di fare le pulci ai due allenatori per la tenuta difensiva delle loro squadre. Nelle sei reti e nelle tante emozioni che fioccano all’Olimpico c’è un angolo di calcio italiano bellissimo, che potrebbero invidiarci pure in Spagna o giù di lì. Promuoviamo la Roma, trascinata da un Totti in versione deluxe, ma promuoviamo pure la Fiorentina, che non recita affatto un ruolo da comprimaria nella serata dei fuochi d’artificio.

ALLEGRI: Sarà l’influsso benefico della crescita dell’autostima, sarà la scoperta della miscela tattica perfetta, sarà pure il potere taumaturgico delle visite del signor B. a Milanello, fatto sta che il signor A. (che non sta per Alfano) ha ripreso in mano le redini di un Milan che fu scalcagnato e oggi è tambureggiante. La vittoria corsara a Torino è la sintesi di un Milan tornato padrone del campo e degli avversari: la follia di Nocerino un tempo avrebbe reso i rossoneri spaventati e tremebondi, oggi è la molla che scatena il furore dell’artiglieria pesante.

GUARIN: Forse l’Inter non è l’anti-Juve, forse Stramaccioni non è l’anti-Conte, ma Guarin sembra perfetto nei panni dell’anti-Vidal. La forza d’urto del colombiano contro il Napoli scuote il match nella direzione prediletta. Il gol che spacca in due la partita è un concentrato di classe e potenza, l’assist per la voracità di Milito è propiziato da un mix di talento che disegna una soffice danza sul prato di San Siro. È un gigante, impossibile fermarlo.

IL PEGGIO

DELNERI: La sua esperienza in sella alla panchina genoana sta assumendo contorni fantozziani. Il suo Grifone è spelacchiato, senza potenza di fuoco, debilitato da otto sconfitte nelle ultime nove partite. A Pescara i rossoblù ce la mettono tutta, colpiscono due traverse e sembrano imboccare la strada giusta. Invece arriva il gol di Abbruscato, che fa più male di una martellata sul ditone. E il povero Delneri adesso teme, fantozzianamente, di dover ricominciare la gavetta dal gradino più basso: il parafulmine.

LAZIO: Le schizofrenia dei biancocelesti è proverbiale. Impavidi in casa, balbettanti in trasferta: contro il Bologna arriva la quarta partita esterna consecutiva senza reti all’attivo. E se Klose viene rimpiazzato da Kozak, beh, allora diventa tutto più complicato.

I “CALCIATTORI”: Reinventarsi va bene fino a un certo punto. Per esempio, Bonucci non è tagliato per far l’attore: Leonardo, sei fuori (contro l’Atalanta).


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