Il meglio e il peggio: trentaduesima giornata di serie A

15 aprile 2013

Vidal

IL MEGLIO

VIDAL: Spetta al “guerriero” ferire la bestia. Cioè la Lazio, la bestia nera: quest’anno, la Juve non aveva mai battuto i biancocelesti e il doppio confronto in Coppa Italia le è costata l’eliminazione. Ma a un metro dai festeggiamenti per lo scudetto, la vendetta è servita: il cileno firma all’Olimpico la doppietta decisiva. Come decisivo è lui nella Juve.

MURIEL: Lo chiamano il Ronaldo di Colombia, un motivo ci sarà. Non per la pancetta come insinua qualche maligno: i colpi del campione Muriel ce li ha davvero. E decide di palesarli in un afoso pomeriggio d’aprile: divora il Parma con tre giocate da urlo, tra cui due gol e una galoppata fulminante a ispirare il 3-0 dell’Udinese. Hai capito il Gordito?

PINILLA: La doppietta rifilata all’Inter consegna la matematica salvezza al suo Cagliari. Poi, dopo i gol, non ha molta voglia di festeggiare, forse per rispetto della sua ex squadra, nella quale ha mosso i primi passi calcistici in Italia (pur senza mai debuttare). O forse per senso di colpa, perché a fine gara confessa: “Mi sono tuffato nell’occasione del rigore”. Di questi tempi, meglio non solleticare i nervi scoperti dei nerazzurri.

IL PEGGIO

INTER: Al peggio non c’è mai fine. Già, ma qual è il peggio? Perdere in casa il derby d’Italia? Naaa. Suicidarsi contro l’Atalanta? Nemmeno. Farsi impallinare da un Cagliari già in costume da bagno? Forse tutto questo. I nerazzurri sono colti dal terrore di scendere in campo, come se fossero vittime sacrificali. Tra sviste arbitrali, assenze, strategie sconclusionate (i difensori ormai fanno gli attaccanti), l’Inter è un trattore nel bel mezzo di un Gran Premio di Formula Uno.

SORRENTINO: Se il Palermo ha una certezza, questa si chiama Sorrentino. Anzi, si chiamava. Perché al minuto 17 di un Palermo-Bologna vitale per i rosanero commette uno scivolone da Paperissima, come un pattinatore goffo sul ghiaccio. Solo che, nel caldo siciliano, a restare di ghiaccio sono solo i tifosi di casa: il cammino della salvezza è sempre più in salita.

GENOA: D’accordo, l’orgoglio è salvo, il derby è finito in parità: ma la settima partita di fila senza vittorie, quando il vicolo della salvezza si fa sempre più stretto, non può essere salutato come un successo in casa rossoblù. Contro la Samp, occorreva un Genoa vibrante, palpitante, assatanato, non nervoso e in preda al disordine tattico com’è stato. Alla fine, un cross sballato ha salvato la faccia: ma basterà?

 


Il meglio e il peggio: ventinovesima giornata di serie A

18 marzo 2013

Bologna-Juventus

IL MEGLIO

JUVENTUS: Informazione di servizio: il treno Frecciabianconera non effettua fermate. Anche Bologna è passata, in un batter di ciglia: bastano pazienza, perseveranza e i gol di Vucinic e Marchisio per piegare le resistenze felsinee. E lasciatelo festeggiare, il povero Conte.

BALOTELLI: Two is megl’ che one. Supermario prende per mano i compagni attoniti dopo la débâcle di Barcellona e con una doppietta li accompagna sul viale della vittoria. Il povero Palermo è annichilito dai gol e dai colpi di genio di Balo: don’t cry for me, Manchester.

CAVANI: Va bene che siamo a Quaresima, ma il periodo di digiuno (di gol) cominciava a essere un po’ troppo prolungato. Così il Matador decide di interromperlo: doppietta all’Atalanta che toglie un bel po’ di castagne dal fuoco ai partenopei. E che magia la seconda rete.

IL PEGGIO

CIANI: Nevica, la temperatura è ghiacciata e la voglia di giocare non c’è. Ma non fino al punto da farsi cacciare per due stupidaggini in appena quindici minuti: il francese lascia la Lazio senza un tassello del mosaico per quasi tutta la gara e finisce per agevolare i tre punti del Torino.

PESCARA: Nemmeno il cambio di panchina riesce a risollevare una squadra arrendevole e fiacca. Contro il Chievo, il Pescara si giocava l’ultimo gettone utile per sperare nella salvezza: chance sciupata malamente e capolinea della serie A sempre più vicino.

TZORVAS: Sono tempi grami per i greci. Anche per i portieri: l’estremo difensore genoano regala il gol del 2-1 della Fiorentina a Cuadrado con un’uscita disastrosa. Senza che vi fossero particolari difficoltà nell’effettuare la presa: cose del genere si imparano giocando a palla prigioniera.


Il meglio e il peggio: ventitreesima giornata di serie A

4 febbraio 2013

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IL MEGLIO

BALOTELLI: Veni, vidi, vici. E nel frattempo segnai pure una doppietta. Il blitz di Supermario al suo ritorno in Italia assume contorni holliwoodiani, da superstar del rettangolo di gioco. È la sintesi pallonara del “ghe pensi mi”, in omaggio al presidente che lo ha voluto – mele marce e marce indietro a parte – e che ora se lo coccola. Contro l’Udinese è un festival di creste, ma quella che spicca più in alto è la sua.

BALLARDINI: Sembra passata un’eternità dal Genoa molliccio e sgangherato della gestione Delneri, che in 13 gare aveva totalizzato 8 punti. Ballardini, dopo solo due panchine, ne ha già raccolti la metà. Quattro punti non contro avversari qualunque, ma addirittura contro Juve e Lazio. Da sergente di ferro col piglio fiero, è riuscito a ridare potenza di fuoco a un Grifone da troppo tempo in letargo.

SAU: Piccoli Zola crescono. Non di statura fisica (sennò che Zola sarebbe), ma di statura calcistica. L’ex attaccante della Juve Stabia, alla prima stagione nella massima serie, è già una delizia per gli occhi cagliaritani. A Roma va in scena il suo show personale: assist sul gol dell’1-0, marcatura personale per il 3-1 e traversa colpita con un tiro sapientemente cesellato che propizia il 4-1. Più Zola di così.

IL PEGGIO

ZEMAN: Finisce come peggio poteva finire. Con la tua squadra che ne prende quattro in casa, il tuo portiere che ne combina una da torneo parrocchiale, lo sguardo vitreo dei piani alti che dicono basta. Per Zeman la seconda giovinezza in giallorosso termina qui, fra troppi ottovolanti e tanti rimpianti. Il 4-3-3 alla boema, ormai, è roba da esteti, da cultori delle forme, da terra esotica dove i risultati contano a metà.

INTER: Sembra proprio che a metà novembre qualcuno si sia divertito a shakerare la Milano calcistica, con il risultato di invertire le fortune di Milan e Inter. Due mesi fa erano distanziati di 13 punti, oggi sono appaiati al quarto posto. I demeriti dei nerazzurri c’entrano molto e si mettono in bella mostra pure a Siena: difesa svagata, centrocampo in pantofole, attacco balbettante. Come il Milan autunnale.

PALERMO: Ahi serva Palermo, di dolore ostello. La sconfitta interna contro l’Atalanta fa precipitare i siciliani nel gelido sottoscala dell’ultimo posto: il tonfo è fragoroso, almeno quanto le endemiche difficoltà della squadra di Gasperini nell’imporre il proprio gioco. Una situazione disperata, figlia di una rivoluzione in corsa, a inizio stagione, che ha sottratto certezze e autostima al gruppo.


Le pagelle del girone d’andata

3 gennaio 2013

 

ATALANTA 6.5: Un’altra penalizzazione sul groppone, ma l’Atalanta è squadra solida. I nerazzurri procedono spediti sulla strada già tracciata lo scorso anno, puntellata da pragmatismo e fiducia. Le vittorie su Milan e Inter i punti più alti del girone di andata.

BOLOGNA 6: Un autunno travagliato, con sei gare di fila senza successo. Pioli traballa, poi indovina i successi giusti per restare in linea di galleggiamento. Diamanti e Gilardino gli assi nella manica, le vittorie per 3-2 a Roma e Napoli gli exploit rossoblù.

CAGLIARI 5.5: Il saliscendi sull’ottovolante sardo non contempla solo affari di campo. I pasticci di Is Arenas e le difficoltà finanziarie minano la serenità in casa cagliaritana. Il cambio in panchina, affidata alla coppia Pulga-Lopez, non è stato completamente risolutivo.

CATANIA 6.5: Maran, uno degli allenatori più bravi eppure più sottovalutati d’Italia, ha ereditato nel migliore dei modi la ricca eredità di Montella. Il Catania è isola felice, non respira i gas tossici della zona retrocessione, si permette il lusso di rifilarne quattro alla Lazio.

CHIEVO 6: Cinque sconfitte consecutive hanno interrotto l’idillio tra Di Carlo e il Chievo. Ma i gialloblù sono squadra operaia: ci si rimbocca le maniche e ci si dà da fare. Risultato? Corini ha traghettato la squadra in porti sicuri, il pandoro per ora non glielo toglie nessuno.

FIORENTINA 8: Loro i rottamati, al contrario del loro sindaco, li accolgono. E li rigenerano: da Aquilani a Pizarro, passando per il figliol prodigo Toni e Borja Valero. Date questi giocatori in mano a Montella e avrete un miracolo sportivo: belli e vincenti.

GENOA 4: Quer pasticciaccio brutto di Pegli. Preziosi continua a smontare e rimontare il Genoa, come fosse un giocattolo di quelli che commercia. Silura De Canio quando è a metà classifica e si ritrova impantanato in un caruggio fangoso con Delneri.

INTER 6.5: Fino alla trasferta trionfale di Torino, Stramaccioni era così adorato che avrebbe vinto pure Miss Italia, se si fosse presentato. E poi, misteriosamente, l’Inter si è sgretolata. Due vittorie in sette partite, un po’ pochino. E la Juve ha già preso il largo.

JUVENTUS 9: Quattordici vittorie su diciotto partite, primo posto in cassaforte, qualificazione in Champions ai danni dei campioni in carica del Chelsea. La Juve è impressionante, con o senza Conte in panchina. A proposito, “ho pauraaaaa” adesso lo dicono gli avversari.

LAZIO 7.5: Ci voleva un pizzico di filosofia balcanica per scrostare dal volto della Lazio l’etichetta di incompiuta. Il secondo posto in classifica è meritato: la Lazio gioca a testa alta e con piena coscienza della propria forza. Momento più bello il derby vinto.

MILAN 5: Il voto ai rossoneri è una media tra il 3,5 di inizio stagione e il 6,5 dell’ultimo mese. La squadra è in crescita dopo un avvio shock, ma la ruggine è ancora visibile. Le note liete sono El Shaarawy e De Sciglio, la partita da ricordare è il successo sulla Juve.

NAPOLI 6: Non solo calcioscommesse. È un Napoli che ha perso lo smalto dei giorni migliori, l’effetto Mazzarri pian piano sta svanendo. È il sogno di una notte di mezza estate che se ne va: la sconfitta contro la Juve il canto del cigno, Napoli piange, trafitta al cuore.

PALERMO 4.5: Scombussolare l’assetto societario e tecnico dopo meno di un mese di campionato è fortemente sconsigliato. Via Sannino, via il ds Perinetti, Palermo è una polveriera: la squadra è zoppicante, la classifica è gemente. Di buono solo il successo nel derby.

PARMA 6.5: A Parma non hanno bisogno né della luce abbagliante dei riflettori né dei titoloni sui giornali. Loro sono fatti così, fanno le cose per bene, con cura e si trovano, non per caso, ottavi in classifica. E si tolgono lo sfizio di battere Roma e Inter.

PESCARA 6: È la squadra più debole del campionato, tormentata dal destino di essere la cenerentola del torneo. Con forza e dedizione, gli abruzzesi ora sono fuori dagli ultimi tre posti, quelli bollenti. Lo spirito è combattivo, i risultati (ogni tanto) arrivano.

ROMA 6.5: Pareggi deludenti, pirotecniche sconfitte, harakiri da bollino rosso: la seconda giovinezza di Zeman sulla panchina giallorossa sembrava ricalcare la via crucis di Luis Enrique. Poi la svolta: cinque vittorie nelle ultime sei gare, che spettacolo contro Fiorentina e Milan.

SAMPDORIA 5: Sette sconfitte consecutive tra fine settembre e metà novembre, una striscia aperta di quattro partite senza vittoria, un allenatore già saltato. Questa Sampdoria sembra esaurire la benzina proprio quando non dovrebbe, mentre fuori sta diluviando.

SIENA 5: Non deve essere una cosa simpatica partire con sei punti di penalizzazione. Ma è un Siena cui è mancata la frustata decisiva per abbandonare l’ultimo posto, cosa che Cosmi ha pagato a caro prezzo. Ma che bello battere l’Inter a San Siro.

TORINO 6: Poco 4-2-4, ma molta sostanza. Il Torino finora ha fatto quanto doveva, riuscendo a puntellare la classifica nei momenti di maggior difficoltà. Tornare a respirare aria di serie A dopo tre anni non è stato traumatico, almeno non quanto incontrare la Juve.

UDINESE 6: Il treno è passato, il sogno Champions si è congelato in una notte d’agosto. Guidolin sembra sull’uscio, ma ha avuto il merito di evitare la liquefazione della squadra: l’Udinese naviga in acque tranquille e sa pure vincere a casa di Zeman.


Il meglio e il peggio: diciottesima giornata di serie A

23 dicembre 2012
Burdisso sovrasta Yepes per il momentaneo 1-0 della Roma sul Milan

Burdisso sovrasta Yepes per il momentaneo 1-0 della Roma sul Milan

IL MEGLIO

JUVENTUS: La fine del mondo non è arrivata, la fine del campionato sì. Sembrerebbe prematuro dirlo a dicembre, se non ci fosse di mezzo una truppa di marziani di bianconero vestiti. Contro il Cagliari, per un’ora la Juve non c’è, poi si scrolla dal torpore e furoreggia a piacimento. Quante squadre in Europa possono concedersi il lusso di giocare un terzo di partita?

LAZIO: La vittoria di Genova è un tassello importante nel processo di crescita della formazione di Petkovic: se c’è un limite che la Lazio deve risolvere, è il mal di trasferta. La rete di Hernanes a Marassi interrompe un digiuno di gol che lontano dall’Olimpico perdurava da quattro partite. E consegna ai biancocelesti un secondo posto da appuntare al bavero della giacca.

ROMA: Più che il risultato roboante con cui i giallorossi hanno appallottolato il Milan, colpisce la padronanza degli Zeman boys nel governare la gara. Il Diavolo è furente, ma la Lupa lo doma: uno, due, tre squilli nel giro di mezzora. E non ci si ferma nemmeno sul 3-0, no, sennò che Zemanlandia sarebbe? Quando il Milan rialza la testa, nel finale, la Roma ha già calato il sipario sul match.

IL PEGGIO

INTER: Qualcuno, all’Inter, deve aver fatto confusione con il periodo di vacanze. Non era programmato che iniziassero a San Siro contro il Genoa, invece così è stato: squadra statica, molle, senza acuti. Ne è uscito fuori un mezzo disastro sportivo, reso meno inquietante dalla rete di Cambiasso: ma ‘ndo vai se il carattere da anti-Juve non ce l’hai?

LIVAJA: Non è italiano, ma ha imparato in fretta: è tempo di cinepanettoni, perché non inventarsi una gag in stile Massimo Boldi? L’errore clamoroso (palla sul palo a un metro dalla porta) contro il Genoa entra di diritto nel guinness dei primati: tutti da ridere, si intende.

YEPES: Solitamente è un gigante dalle alte quote, contro la Roma diventa un nanetto da giardino. Le palle alte sono un rebus che Yepes non riesce a risolvere: ogni cross che la Roma recapita in area rossonera è un dramma. E se a fine partita Amelia esce con quattro reti sul groppone, sa già a chi inviare la richiesta di risarcimento danni.


Lazio-Inter e Genoa-Torino, i “quoque tu” dell’universo del pallone

14 dicembre 2012

Sbircio la giornata di campionato che verrà e metto nel mirino due partite: Lazio – Inter e Genoa – Torino. Le gare più interessanti del weekend perché entrambe comunicano un senso di vertigine, pur se a quote abbondantemente diverse. La vertigine rimane vertigine, sia per chi sta in alto e vuole rimanerci aggrappato, sia per chi è in basso e rischia di sprofondare nell’abisso. Ma il rettangolo di gioco non è tutto: con queste due partite si intrecciano storie di tifo, di gemellaggi, di scudetti persi, di retrocessioni turbolente.

Il gol di Simeone in Lazio - Inter del 5 maggio 2002

Il gol di Simeone in Lazio – Inter del 5 maggio 2002

Le lacrime di Ronaldo in panchina

Le lacrime di Ronaldo in panchina

Lazio – Inter non può non far venire in mente il 5 maggio 2002, con il drammatico epilogo di campionato che sottrasse all’Inter uno scudetto praticamente già vinto. Quel pomeriggio all’Olimpico tutto era pronto per la festa: pronti i tifosi nerazzurri, che attendevano uno scudetto da 13 lunghi anni, ma pure quelli biancocelesti, gemellati con la tifoseria interista e favorevolissimi a una loro vittoria dello scudetto, per cui era in corsa anche la Roma. Tutto era pronto per la festa, appunto: solo che quella festa non andò mai in onda.

Eppure nessun interista aveva sentore che quello sarebbe stato un pomeriggio maledetto. Perché Vieri firmò subito il vantaggio. Perché Di Biagio replicò immediatamente al pareggio provvisorio di Poborsky. E chissenefrega se la Juve vinceva in scioltezza a Udine. A cinquanta minuti dalla storia, la classifica recitava: Inter 72, Juve 71. Ma allora non contava. Perché all’appello mancavano ancora il secondo gol di Poborsky e le reti di Simeone e Inzaghi. Per il 4-2 più famoso di casa nostra. Per le lacrime di Ronaldo in panchina. Per le quasi lacrime di Materazzi, che ai suoi avversari bisbigliò “vi abbiamo fatto vincere lo scudetto…”, riferendosi a quando, due anni prima, con la maglia del Perugia aveva castigato la Juve e favorito così la vittoria in campionato della Lazio. La Juve vinse lo scudetto e l’Olimpico, all’unisono, intonò il lamento della sconfitta.

Il parapiglia al termine di Torino - Genoa del 24 maggio 2009

Il parapiglia al termine di Torino – Genoa del 24 maggio 2009

Se il 5 maggio non ha incrinato i rapporti tra le tifoserie di Lazio e Inter, ben altro discorso va fatto per quelle di Genoa e Torino. Il gemellaggio ultratrentennale svanì all’improvviso, inghiottito da un irrequieto pomeriggio domenicale che per il Toro puzzava terribilmente di retrocessione. Era il 24 maggio 2009: i granata avevano il disperato bisogno di vincere, il Genoa sperava nel sorpasso alla Fiorentina per il quarto posto. Era battaglia vera: due volte il Genoa in vantaggio, due volte ripreso dal Toro. Poi, quando mancava poco alla fine, arrivò la notizia del vantaggio della Fiorentina, che recideva le ultime speranze di Champions per i rossoblù. Che, legittimamente, non se ne curarono e giocarono la gara fino in fondo, piazzando il gol da tre punti con Milito al 90’. I tifosi del Genoa esultarono, quelli del Torino si imbufalirono. In campo sfociò un parapiglia da censurare, con i calciatori liguri presi di mira perché “rei” di aver segnato il gol vittoria. Le due tifoserie ruppero i rapporti e da allora non si sono più viste. Se ne riparlerà domenica.


Il meglio e il peggio: sedicesima giornata di serie A

11 dicembre 2012
Un'azione di Roma-Fiorentina

Un’azione di Roma-Fiorentina

IL MEGLIO

ROMA-FIORENTINA: Qualcuno potrebbe parlare di difese colabrodo, senza tema di smentita. Ma una partita del genere è una goduria per gli occhi e a nessuno, dopo una scorpacciata di calcio spettacolo del genere, salterebbe in mente di fare le pulci ai due allenatori per la tenuta difensiva delle loro squadre. Nelle sei reti e nelle tante emozioni che fioccano all’Olimpico c’è un angolo di calcio italiano bellissimo, che potrebbero invidiarci pure in Spagna o giù di lì. Promuoviamo la Roma, trascinata da un Totti in versione deluxe, ma promuoviamo pure la Fiorentina, che non recita affatto un ruolo da comprimaria nella serata dei fuochi d’artificio.

ALLEGRI: Sarà l’influsso benefico della crescita dell’autostima, sarà la scoperta della miscela tattica perfetta, sarà pure il potere taumaturgico delle visite del signor B. a Milanello, fatto sta che il signor A. (che non sta per Alfano) ha ripreso in mano le redini di un Milan che fu scalcagnato e oggi è tambureggiante. La vittoria corsara a Torino è la sintesi di un Milan tornato padrone del campo e degli avversari: la follia di Nocerino un tempo avrebbe reso i rossoneri spaventati e tremebondi, oggi è la molla che scatena il furore dell’artiglieria pesante.

GUARIN: Forse l’Inter non è l’anti-Juve, forse Stramaccioni non è l’anti-Conte, ma Guarin sembra perfetto nei panni dell’anti-Vidal. La forza d’urto del colombiano contro il Napoli scuote il match nella direzione prediletta. Il gol che spacca in due la partita è un concentrato di classe e potenza, l’assist per la voracità di Milito è propiziato da un mix di talento che disegna una soffice danza sul prato di San Siro. È un gigante, impossibile fermarlo.

IL PEGGIO

DELNERI: La sua esperienza in sella alla panchina genoana sta assumendo contorni fantozziani. Il suo Grifone è spelacchiato, senza potenza di fuoco, debilitato da otto sconfitte nelle ultime nove partite. A Pescara i rossoblù ce la mettono tutta, colpiscono due traverse e sembrano imboccare la strada giusta. Invece arriva il gol di Abbruscato, che fa più male di una martellata sul ditone. E il povero Delneri adesso teme, fantozzianamente, di dover ricominciare la gavetta dal gradino più basso: il parafulmine.

LAZIO: Le schizofrenia dei biancocelesti è proverbiale. Impavidi in casa, balbettanti in trasferta: contro il Bologna arriva la quarta partita esterna consecutiva senza reti all’attivo. E se Klose viene rimpiazzato da Kozak, beh, allora diventa tutto più complicato.

I “CALCIATTORI”: Reinventarsi va bene fino a un certo punto. Per esempio, Bonucci non è tagliato per far l’attore: Leonardo, sei fuori (contro l’Atalanta).


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