Il meglio e il peggio: venticinquesima giornata di serie A

18 febbraio 2013

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IL MEGLIO

TOTTI: Ci sono cose che in Italia non passano mai di moda. Il festival di Sanremo, ad esempio. O, se preferite, il festival di Totti. A 36 anni, è sempre lui lo Scipione che guida la riscossa contro l’odiata Juve, i Cartaginesi dei tempi moderni. Il suo siluro è la sintesi de “Juve delenda est”.

FIORENTINA: Si vince, anzi si stravince, a passo di danza. Quando la Fiorentina occupa la pista da ballo c’è poco da fare per gli avversari. Dialoghi, triangolazioni, sovrapposizioni e l’Inter non ci capisce più niente. E se ritrovi il miglior Jovetic, la Viola diventa una macchina perfetta.

EMEGHARA: Alzi la mano chi lo conosceva fino a un mese fa. Poi, d’un tratto, si è materializzato contro l’Inter, si è ripetuto a Bologna e ha sfornato una doppietta contro la Lazio. Tre partite da titolare, quattro gol: come un certo Balotelli. E Siena adesso comincia a credere nella rimonta.

IL PEGGIO

INTER: Ce ne vuole di impegno per fare figuracce del genere. L’Inter è sghemba, informe, clamorosamente sbagliata. Ad un disastro sportivo del genere sono tanti gli elementi a concorrere: la confusione di Stramaccioni, l’inadeguatezza di troppi elementi, l’apatia della società.

LAZIO: Incredibile come la truppa di Petkovic abbia mollato la presa in campionato. Con la disfatta di Siena, sono cinque le giornate consecutive senza che i biancocelesti abbiano incamerato lo straccio di una vittoria. La Lazio è tornata sulla terra e con il Milan appaiato i giochi si complicano.

NAPOLI: Nel parterre di lusso de “il peggio” di questa settimana, non può mancare il Napoli. Troppo stonato il risultato contro la Samp: non si può rallentare proprio quando la Juve si è fermata nell’area di servizio. Troppa pressione addosso? La sindrome da braccino del tennista non perdona.


Il meglio e il peggio: ventiquattresima giornata di serie A

11 febbraio 2013

juventus-fiorentina

 

IL MEGLIO

JUVENTUS: Normalmente una fiorentina te la mangi al ristorante, non allo stadio come questi cannibali della Juve. La sbranano e poi, a mo’ di leone, ruggiscono per mettere in chiaro le cose: i re della giungla, pardon del campionato, siamo noi. Ubi maior…

FLOCCARI: Non avrà lo stesso curriculum di Klose, ma non lo fa rimpiangere. Con quattro gol nelle ultime cinque partite, più la rete della qualificazione alla finale di Coppa Italia, sta portando la Lazio sulle proprie spalle. E col Napoli i gol potevano essere più di uno.

UDINESE: Per due anni l’Udinese è stata omaggiata di complimenti per le due qualificazioni ai preliminari di Champions. Complimenti che andrebbero fatti anche oggi: riconfermarsi a buoni livelli non è poi così facile. E se al Friuli non perdi da settembre…

IL PEGGIO

ROMA: Deposto un imperatore (Zeman), i problemi dell’Impero restano gli stessi. C’è l’imbarazzo della scelta, anzi c’è solo l’imbarazzo: peggio la cintura difensiva, scompaginata a ogni assalto dei nemici, o la cocciutaggine di certi senatori (Osvaldo)?

FIORENTINA: Quarta sconfitta su sei gare nel 2013, la Fiorentina è giunta a un bivio. Diventare grande o tornare nella schiera degli ignavi? Se si propende per la prima, bisogna fare in fretta: specchiarsi come Narciso non può servire a molto.

EL SHAARAWY: Dov’è finito il regno del Faraone? Sembra quasi che l’arrivo di Balotelli, novello Cambise, lo stia sgretolando. Solo un’impressione? A Cagliari, El Shaarawy sembra intristito: poche azioni ficcanti e zero pericoli creati. Stephan, su la cresta!

 


Il meglio e il peggio: sedicesima giornata di serie A

11 dicembre 2012
Un'azione di Roma-Fiorentina

Un’azione di Roma-Fiorentina

IL MEGLIO

ROMA-FIORENTINA: Qualcuno potrebbe parlare di difese colabrodo, senza tema di smentita. Ma una partita del genere è una goduria per gli occhi e a nessuno, dopo una scorpacciata di calcio spettacolo del genere, salterebbe in mente di fare le pulci ai due allenatori per la tenuta difensiva delle loro squadre. Nelle sei reti e nelle tante emozioni che fioccano all’Olimpico c’è un angolo di calcio italiano bellissimo, che potrebbero invidiarci pure in Spagna o giù di lì. Promuoviamo la Roma, trascinata da un Totti in versione deluxe, ma promuoviamo pure la Fiorentina, che non recita affatto un ruolo da comprimaria nella serata dei fuochi d’artificio.

ALLEGRI: Sarà l’influsso benefico della crescita dell’autostima, sarà la scoperta della miscela tattica perfetta, sarà pure il potere taumaturgico delle visite del signor B. a Milanello, fatto sta che il signor A. (che non sta per Alfano) ha ripreso in mano le redini di un Milan che fu scalcagnato e oggi è tambureggiante. La vittoria corsara a Torino è la sintesi di un Milan tornato padrone del campo e degli avversari: la follia di Nocerino un tempo avrebbe reso i rossoneri spaventati e tremebondi, oggi è la molla che scatena il furore dell’artiglieria pesante.

GUARIN: Forse l’Inter non è l’anti-Juve, forse Stramaccioni non è l’anti-Conte, ma Guarin sembra perfetto nei panni dell’anti-Vidal. La forza d’urto del colombiano contro il Napoli scuote il match nella direzione prediletta. Il gol che spacca in due la partita è un concentrato di classe e potenza, l’assist per la voracità di Milito è propiziato da un mix di talento che disegna una soffice danza sul prato di San Siro. È un gigante, impossibile fermarlo.

IL PEGGIO

DELNERI: La sua esperienza in sella alla panchina genoana sta assumendo contorni fantozziani. Il suo Grifone è spelacchiato, senza potenza di fuoco, debilitato da otto sconfitte nelle ultime nove partite. A Pescara i rossoblù ce la mettono tutta, colpiscono due traverse e sembrano imboccare la strada giusta. Invece arriva il gol di Abbruscato, che fa più male di una martellata sul ditone. E il povero Delneri adesso teme, fantozzianamente, di dover ricominciare la gavetta dal gradino più basso: il parafulmine.

LAZIO: Le schizofrenia dei biancocelesti è proverbiale. Impavidi in casa, balbettanti in trasferta: contro il Bologna arriva la quarta partita esterna consecutiva senza reti all’attivo. E se Klose viene rimpiazzato da Kozak, beh, allora diventa tutto più complicato.

I “CALCIATTORI”: Reinventarsi va bene fino a un certo punto. Per esempio, Bonucci non è tagliato per far l’attore: Leonardo, sei fuori (contro l’Atalanta).


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