Non ci sono italiane, c’è il meglio del calcio europeo. Due proposizioni che, purtroppo, sono tenute insieme da una relazione stringente: nei tapponi di montagna, le squadre italiane perdono contatto con i primi della classe. Spagna e Germania hanno portato in semifinale di Champions due rappresentanti a testa, lasciandoci con il cerino in mano e la convinzione che il calcio nostrano sia un gradino sotto i colossi d’Europa. Tra le magnifiche quattro manca anche l’Inghilterra, la cui bandiera però sventola ancora in Europa League grazie al Chelsea. Il nostro tricolore, purtroppo, è ammainato.
Che il calcio italiano viva un momento di sofferenza è un dato di fatto. Una sofferenza economica, di idee, di cultura sportiva. I nostri euroavversari ci mangiano in testa: noi, per loro, siamo solo “chiacchiere e distintivo”.
Non è tutto da buttare. La Juve è il punto di riferimento, sia per l’idea tattica di Conte sia per il modello gestionale, dove lo stadio di proprietà è il fiore all’occhiello. Però, oltre i bianconeri, il nulla. Il Milan vive più di guizzi che di progetti, più di star che di collettivo. L’Inter ha vissuto l’epopea felice con Mourinho, ma dopo l’addio con il portoghese si è ridotta a carta straccia: simul stabunt, simul cadent. Un rischio che, in realtà, potrebbe correre anche la Juve quando Conte farà i bagagli.
E quindi come raggiungere chi sta più in alto? Il calcio italiano è in perdita cronica e grossi investimenti non se ne possono fare. Passata l’era d’oro del calciomercato in versione supermarket, si è palesata la pochezza di intuizioni: c’è chi ha fatto e disfatto, chi ha ricoperto d’oro totem senza alcuna potenza agonistica, chi ha rastrellato il più che poteva senza badare al coefficiente utilità. Ma senza una grossa disponibilità economica è comunque possibile costruire grandi squadre: il Borussia Dortmund, che nel 2005 è stato vicino al fallimento e ha rischiato di salutare la Bundesliga, è oggi in semifinale di Champions e con i titoli tedeschi delle ultime due stagioni in bacheca. Senza svolazzi, con un’idea di gioco forte ed efficace. Presupposto fondamentale: la fiducia in una crescita costante. Dopo il flop europeo dello scorso anno (4 punti nel girone piuttosto agevole con Arsenal, Marsiglia e Olympiakos), quest’anno la squadra di Klopp è stato un rullo compressore ed è l’unica formazione imbattuta della competizione. Un esempio che può far ben sperare la Juve per il futuro e indirizzare il nostro calcio verso un processo affine.