Sbircio la giornata di campionato che verrà e metto nel mirino due partite: Lazio – Inter e Genoa – Torino. Le gare più interessanti del weekend perché entrambe comunicano un senso di vertigine, pur se a quote abbondantemente diverse. La vertigine rimane vertigine, sia per chi sta in alto e vuole rimanerci aggrappato, sia per chi è in basso e rischia di sprofondare nell’abisso. Ma il rettangolo di gioco non è tutto: con queste due partite si intrecciano storie di tifo, di gemellaggi, di scudetti persi, di retrocessioni turbolente.
Lazio – Inter non può non far venire in mente il 5 maggio 2002, con il drammatico epilogo di campionato che sottrasse all’Inter uno scudetto praticamente già vinto. Quel pomeriggio all’Olimpico tutto era pronto per la festa: pronti i tifosi nerazzurri, che attendevano uno scudetto da 13 lunghi anni, ma pure quelli biancocelesti, gemellati con la tifoseria interista e favorevolissimi a una loro vittoria dello scudetto, per cui era in corsa anche la Roma. Tutto era pronto per la festa, appunto: solo che quella festa non andò mai in onda.
Eppure nessun interista aveva sentore che quello sarebbe stato un pomeriggio maledetto. Perché Vieri firmò subito il vantaggio. Perché Di Biagio replicò immediatamente al pareggio provvisorio di Poborsky. E chissenefrega se la Juve vinceva in scioltezza a Udine. A cinquanta minuti dalla storia, la classifica recitava: Inter 72, Juve 71. Ma allora non contava. Perché all’appello mancavano ancora il secondo gol di Poborsky e le reti di Simeone e Inzaghi. Per il 4-2 più famoso di casa nostra. Per le lacrime di Ronaldo in panchina. Per le quasi lacrime di Materazzi, che ai suoi avversari bisbigliò “vi abbiamo fatto vincere lo scudetto…”, riferendosi a quando, due anni prima, con la maglia del Perugia aveva castigato la Juve e favorito così la vittoria in campionato della Lazio. La Juve vinse lo scudetto e l’Olimpico, all’unisono, intonò il lamento della sconfitta.
Se il 5 maggio non ha incrinato i rapporti tra le tifoserie di Lazio e Inter, ben altro discorso va fatto per quelle di Genoa e Torino. Il gemellaggio ultratrentennale svanì all’improvviso, inghiottito da un irrequieto pomeriggio domenicale che per il Toro puzzava terribilmente di retrocessione. Era il 24 maggio 2009: i granata avevano il disperato bisogno di vincere, il Genoa sperava nel sorpasso alla Fiorentina per il quarto posto. Era battaglia vera: due volte il Genoa in vantaggio, due volte ripreso dal Toro. Poi, quando mancava poco alla fine, arrivò la notizia del vantaggio della Fiorentina, che recideva le ultime speranze di Champions per i rossoblù. Che, legittimamente, non se ne curarono e giocarono la gara fino in fondo, piazzando il gol da tre punti con Milito al 90’. I tifosi del Genoa esultarono, quelli del Torino si imbufalirono. In campo sfociò un parapiglia da censurare, con i calciatori liguri presi di mira perché “rei” di aver segnato il gol vittoria. Le due tifoserie ruppero i rapporti e da allora non si sono più viste. Se ne riparlerà domenica.