Anche nel calcio, i soldi non fanno la felicità.
Il Manchester City degli sceicchi è fuori dalla Champions, fuori dall’Europa League, fuori da tutto. I tre punti totalizzati nel girone, senza nemmeno lo straccio di una vittoria, valgono ai Citizens un record negativo: mai una squadra inglese aveva chiuso l’esperienza di Champions senza nemmeno una vittoria.
Tre punti non sono serviti nemmeno per la qualificazione in Europa League, strappata dal più modesto Ajax. Borussia Dortmund e Real Madrid, poi, sono a una distanza siderale: 14 punti per i tedeschi e 11 per gli spagnoli. Distacchi ingiustificabili per la caratura della formazione inglese.
È il fallimento non della gestione Mancini (che pure ha le sue colpe), quanto di un progetto senza costrutto, basato sulla spasmodica caccia di campioni. L’affollamento di prime donne crea più di un grattacapo al tecnico italiano, costretto a far convivere nello stesso rettangolo di gioco attori con le medesime caratteristiche. Soluzione sempre meno percorribile: l’ovvia conseguenza consiste nel sacrificare questo o quel giocatore, che in una squadra normale giocherebbe sempre titolare. Se cresce il numero dei mal di pancia, si rompe l’armonia dello spogliatoio, che è il primo segreto per il successo di una squadra. Ed è il grosso problema con cui Mancini si trova a fare i conti: il City, in Europa, non è stato squadra.
Non è l’unico caso perché anche il Paris Saint Germain non sta vivendo giorni felicissimi. Se in Champions finora è filato tutto liscio, complice il fatto di aver giocato nel girone più morbido degli otto, in Francia la formazione di Ancelotti è addirittura quarta, alle spalle di Lione, Marsiglia e Saint Etienne (che ha gli stessi punti ma una migliore differenza reti). Nell’ultimo turno il Psg di Ibrahimovic, Thiago Silva, Lavezzi, Pastore e Verratti ha perso contro il Nizza di Bautheac e Eysseric. Che, siamo sicuri, non finiranno sul taccuino degli sceicchi.